Sappiamo molto bene che nei tribunali sono espressi dei verdetti: colpevole o innocente. Il verdetto: "non colpevole" equivale ad un'assoluzione e l'imputato è immediatamente prosciolto da ogni accusa.

Il linguaggio del vangelo è identico; la sentenza: "non condannato" indica la giustificazione del peccatore. Questo vuol dire che il credente in Cristo riceve immediatamente la giustificazione. La fede non produce i suoi frutti lentamente, ma istantaneamente. Dal momento che la giustificazione è il risultato della fede, essa è concessa nell'attimo in cui il credente accetta Cristo come suo Salvatore e Signore. Siamo nella stessa posizione di coloro che sono davanti al trono di Dio: giustificati, vero?

Lo stesso apostolo Paolo, ormai vecchio, dopo anni di servizio, non fu "maggiormente" giustificato del ladrone che non aveva svolto alcun servizio.
Il verdetto viene emesso nel momento in cui accettiamo il Signore Cristo Gesù. È stato oggi? Allora oggi noi siamo accettati in Cristo, oggi siamo assolti dal peccato, oggi siamo innocenti agli occhi di Dio. Che verità meravigliosa!

Ci sono cose che non potremo assaporare fino a che non saremo in Cielo; questa verità, invece, fa parte dei cibi buoni e succulenti che sono già a nostra disposizione quaggiù (Isaia 55:2). Non è come il grano di Canaan che non ci si poteva sfamarsi se prima non si passava il fiume Giordano; è, invece, come la manna del deserto e fa parte della razione quotidiana che dà la forza di andare avanti, giorno dopo giorno.

Ora siamo perdonati, ora i nostri peccati sono allontanati, ora Dio ci vede come se non fossimo mai stati colpevoli. Ci vede innocenti come Adamo prima della caduta, come se non fossimo mai stati contaminati: "Non c'è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù" (Romani 8:1).

Non c'è più un solo peccato ad incriminare il popolo di Dio, non c'è più capo d'imputazione, non resta più alcun difetto o macchia o ruga sul credente, perché è giustificato davanti al Giudice di tutta la terra.
Ma non è soltanto una giustificazione immediata, è anche una giustificazione eterna.

Nel momento in cui abbiamo creduto, è stato emesso il verdetto: "Non colpevole". Da allora sono passati parecchi giorni e nonostante abbiamo visto molti cambiamenti, restando fedeli al Signore, anche oggi siamo "non colpevoli".
Noi abbiamo piena fiducia nelle promesse della Parola di Dio e sappiamo che i doni di Dio sono senza pentimento. Rimanendo fermi nella fede senza vacillare, anche se dovessimo passare quaggiù altri cinquanta anni resterebbe valida la promessa: "Chi crede in Lui non è condannato".

Se per qualche misterioso disegno della Provvidenza la nostra vita fosse allungata di dieci volte e arrivassimo a ottocento o novecento anni, come Methushelah, questa promessa varrebbe ancora. "Io do loro la vita eterna e non periranno mai e nessuno le rapirà dalla mia mano" (Giovanni 10:28); "Il giusto per fede vivrà" (Romani 1:17); "Chiunque crede... non resterà confuso" (I Pietro 2:6).

Coloro che credono, sono liberati da ogni iniquità, da ogni colpa, da ogni biasimo. Se dunque l'avversario ci presenta un'accusa deve essere falsa perché la Parola di Dio dichiara, senza mezzi termini: "Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio è colui che li giustifica" (Romani 8:33).

Cioè, essi sono completamente liberi da ogni condanna, al punto che nessuno può trovare nella loro alcuna macchia o un difetto. Dal momento che hanno creduto in Cristo Gesù e hanno perseverato nella fede non sono parzialmente innocenti, davanti a Dio sono perfetti; non sono lavati a metà, sono bianchi come neve! Tutte queste promesse mostrano che la giustificazione che Cristo ci dà per fede è eterna, dura fino a che vivremo, e proseguirà anche nell'eternità come premio alla nostra perseveranza finale.

Nel cielo non riceveremo un'ulteriore giustificazione, diversa da quella che realizziamo sulla terra. Oggi il credente è rivestito della giustizia di Cristo, e porterà questo stesso abito di nozze al grande banchetto celeste. E se dovesse consumarsi? Se nell'eternità questa giustizia perdesse le sue virtù? Amato dal Signore, non aver timore, il cielo e la terra passeranno, ma la Sua giustizia non verrà mai meno.

Nessuna tignola la consumerà, nessun ladro la rapirà. È eterna come è eterno Cristo, nostra giustizia. Poiché Egli è il giusto, l'eterno, l'immutabile Yahwèh, i cui giorni non avranno fine e la cui forza non verrà meno, allora la nostra giustificazione non avrà termine. Le Scritture insegnano molto chiaramente che chi ha creduto in Cristo e avrà perseverato fino alla fine ha ricevuto una giustificazione eterna.

La giustificazione in Cristo è anche completa. La promessa: "Chi crede in Lui non è condannato" non vale soltanto fino ad un certo punto o ad una certa misura. So che è possibile, dal nostro punto di vista, trovarci in una condizione tale che ci sentiamo un po' condannati e un po' accettati; quando pecchiamo ci sentiamo condannati e quando ci comportiamo bene ci sentiamo accettati da Dio. Questo perché in quei momenti l'angoscia del peccato oscura questa verità: la salvezza non ci è data per i nostri atti meritori, ma semplicemente per grazia, per l'atto di fede che noi riponiamo in Colui che ci giustifica pienamente (cfr. Romani 5:1).

Perciò, anche quando veniamo meno, se i nostri peccati vengono confessati, non soltanto vengono coperti, ma anche cancellati; non solo nascosti alla vista, ma anche gettati nelle profondità del mare; non soltanto allontanati a grande distanza, ma anche portati via, una volta per sempre! Tuttavia, Colui che ci giustifica, ci chiama a santificarci e a praticare le buone opere che "Dio ha precedentemente preparate affinché le pratichiamo" (Efesini 2:10), poiché senza la santificazione nessuno potrà mai entrare nella gloria eterna di Dio (cfr. Ebrei 12:14).

I Giudei che osservavano i rituali per la purificazione non si sentivano mai liberi dal peccato. Dopo un sacrificio avevano subito bisogno di un altro, perché si trattava di "Sacrifici che non possono...render perfetto colui che offre il culto" (Ebrei 9:9).

I peccati del giorno dopo richiedevano un nuovo agnello, e le trasgressioni del mese o dell'anno successivo richiedevano un nuovo capro espiatorio. Ma: "Mentre ogni sacerdote sta in piedi ogni giorno a svolgere il suo servizio e offrire ripetutamente gli stessi sacrifici che non possono mai togliere i peccati, Gesù, dopo aver offerto un unico sacrificio per i peccati, e per sempre, si è seduto alla destra di Dio" (Ebrei 10:11, 12).

Dunque non servono più olocausti, lavacri, sacrifici espiatori e sangue: "Tutto è compiuto", gridò il Salvatore morente. I tuoi peccati hanno già subito la pena di morte, la tua veste di giustizia ha già ricevuto gli ultimi ritocchi: è compiuto, è completo, è perfetto! Non c'è bisogno di aggiungere nulla, altrimenti andrebbe sminuito il valore sufficiente ed eterno dell'opera salvifica di Gesù Cristo.

Spero che ogni cristiano faccia sua questa preziosa verità, anche se, con la mia limitatezza, non riuscirò a spiegare tutta la gloria e preziosità.

Siamo perfettamente accettati in Cristo e la nostra giustificazione non è parziale e momentanea, ma eterna e perfetta; la nostra ingiustizia è stata espiata e siamo completamente liberi da ogni condanna! C'è di che far saltare di gioia un uomo, anche se le sue gambe fossero incatenate! E c'è di che farlo cantare di gioia, anche se fosse imbavagliato!

Infine, il verdetto: "non colpevole" è già valido.
In Inghilterra, durante il regno di Giorgio III, il figlio di un membro della nostra chiesa fu condannato a morte per reati di falsificazione. Il pastore che fu mio predecessore, il dottor Rippon, dopo estenuanti tentativi, riuscì ad ottenere la promessa che la sentenza sarebbe stata condonata. Ma, per una coincidenza fortuita, l'attuale consigliere più anziano - che allora era un ragazzo - seppe dal governatore della prigione che il condono non era arrivato a destinazione. Perciò, il povero prigioniero sarebbe stato sicuramente giustiziato l'indomani mattina se il dottor Rippon non si fosse recato in gran fretta a Windsor, se non avesse ottenuto un colloquio col re e se non avesse ricevuto dalla mano stessa del re una copia di quel decreto di sospensione che qualche funzionario negligente aveva messo da parte. "Pastore, le ordino di fare in fretta"!

Il dottor Rippon ringraziò della fiducia accordatagli e ritornò a Londra appena in tempo, perché il prigioniero stava già marciando, con altri condannati, verso il patibolo.
Quel perdono era stato concesso, ma l'uomo sarebbe stato ugualmente giustiziato se il documento non fosse stato consegnato.

Ma, grazie a Dio, il nostro verdetto di non colpevolezza è già entrato in vigore, è operativo. Non dipende da una lettera, ma da un fatto: il perfetto sacrificio espiatorio di Cristo! Anche per chi vive nel peccato la condanna è un fatto. Quando soffrivamo lontano dal Signore ed eravamo sotto la schiacciante influenza della legge del peccato, sentivamo che le sue maledizioni non erano spauracchi, ma realtà. Altrettanto reale è la giustificazione prodotta dalla grazia divina. Se credi in Cristo, non sei assolto soltanto a parole ma lo sei nella realtà; non sei considerato innocente soltanto a parole, ma sei veramente reso tale; non ti viene solo detto che ti sono rimessi i peccati, ti sono stati rimessi davvero; Dio non ti ha promesso di accoglierti, ti ha accolto.

Tutto ciò è un dato di fatto per il credente, esattamente come il fatto che ha peccato. Tu non dubiti del fatto che hai peccato, allora non devi dubitare neppure del fatto che, quando hai creduto, i tuoi peccati ti sono stati rimessi. Sicuramente la tua anima si era macchiata quando avevi peccato; altrettanto certo è il fatto che sei stato interamente lavato dal sangue di Cristo versato per te sulla croce.

Pensa, sei stato effettivamente ed efficacemente liberato da ogni colpa; sei stato tratto fuori di prigione; non sei più legato nei ceppi; sei stato liberato dai legami della legge divina; sei stato liberato dal peccato; il sangue del Salvatore ti ha procurato la piena assoluzione. Ma se vuoi continuare ad essere una persona libera, devi fare attenzione a non cadere più nel peccato. Certo, bisogna considerare ancora le tue debolezze, le tue paure, i tuoi dubbi... Se pensi che ubbidire a Dio per il resto dei tuoi giorni sia un'impresa difficile non ti scoraggiare! Ora hai tutto il diritto di venire ai piedi del Padre celeste. Non devi più temere le fiamme di vendetta, né la spada di fuoco; la giustizia non può colpire l'innocente!

Anche le tue incapacità sono state tolte di mezzo; una volta eri incapace di vedere il volto di Dio, ora lo puoi vedere; non potevi parlare con Lui, né Lui poteva parlare con te, ma ora anche tu hai: "Avuto, per la fede, l'accesso a questa grazia nella quale stiamo saldi" (Romani 5:2).

Una volta avevi paura dell'inferno, ora per te non c'è più inferno: come potrebbe esserci una punizione per chi non ha colpa? Chi ha creduto non ha colpa, non è giudicato, non è condannato e pertanto non può esser punito. Non devi più temere l'ira di Dio. Se consideri Dio un Giusto Giudice, pensi che possa adirarsi contro chi non ha colpa, contro chi è stato assolto con formula piena?

Molti privilegi, di cui potevi godere solo se non avessi mai peccato, ora sono tuoi perché sei giustificato in Cristo. Tutte le benedizioni che potevi realizzare solo osservando la legge, e facendo molto di più, oggi sono tue perché Cristo l'ha osservata al posto tuo. L'amore e le benedizioni, che un individuo perfettamente ubbidiente potrebbe ricevere da Dio, ti appartengono di diritto perché Cristo è stato perfettamente ubbidiente e ti ha imputato tutti i Suoi meriti. Gesù: "Si è fatto povero per voi, affinché... voi poteste diventar ricchi" (Il Corinzi 8:9).

Voglia lo Spirito Santo allargare il nostro cuore per farci accogliere e gustare pienamente queste verità! Non c'e più condanna e non ci sarà più neanche in futuro, se cammineremo fedelmente nelle vie di Dio. Il perdono non è parziale, ma perfetto; è così efficace che ci libera da ogni punizione della Legge, ci conferisce tutti i privilegi dell'ubbidienza e ci pone addirittura al di sopra del livello dove ci saremmo trovati se non avessimo mai peccato. Infatti, in Cristo, noi siamo stati resi vincitori sul peccato, che adesso non può più signoreggiarci.

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Inviato da alex il

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