Ricordo un Natale che rischiò di essere l'ultimo giorno della mia vita. Avevo allora circa dieci anni. Da due o tre giorni il lago vicino al paese era gelato, ricoperto da uno strato di ghiaccio, sufficiente per permettere agli appassionati di pattinaggio di fare evoluzioni.

Impaziente di provare i pattini appena ricevuti in dono, mi avventurai lungo il pontile su uno strato di ghiaccio che era molto più sottile di quanto pensassi. Ad un certo momento sentii uno scricchiolio sordo. Ancora prima di realizzare che cosa stesse capitando, feci un bagno forzato. L'acqua era talmente gelata che non riuscivo a gridare. Il mio braccio destro alzato era l'unico mezzo per farmi vedere. Per fortuna qualcuno mi vide dalla riva e mi afferrò la mano, per issarmi sulla banchina. Ero salvo!

La mia disavventura di apprendista pattinatore è un'illustrazione della condizione umana. Oggi, stiamo assistendo al dramma dell'umanità, sempre più trascinata dal peccato verso la perdizione. Tuttavia, c'è ancora una mano tesa, quella di Gesù Cristo. Da parte sua è tutto pronto per salvarci. Egli aspetta che tendiamo la mano verso di lui, seguendo l'esempio di Pietro, di cui è scritto nell'Evangelo: "Cominciando ad affondare, gridò: Signore, salvami! Subito Gesù, stesa la mano, lo afferrò"!

Quell'esperienza che avrebbe potuto essermi fatale, mi ha anche aiutato a capire che stavo correndo verso la perdizione e che non potevo, da solo, liberarmi dal peccato. Allora ho afferrato, per fede, la mano che Gesù Cristo mi tendeva.

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Inviato da alex il

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