Nell'autunno 2003 l’assemblea di Arezzo ha ricordato il centenario della sua presenza in città. È stata anche l’occasione per rivivere le tappe più significative della storia dei credenti aretini e per rinnovare l’impegno a testimoniare nella città l’Evangelo della grazia. 

1898… 
 
Il primo nucleo di evangelici aretini cominciò a riunirsi nel 1898, in seguito alla venuta in città di Giovanni Peruggia, che giunse ad Arezzo il 3 aprile 1898 proveniente da Alessandria. La figlia Emmelina Peruggia Angeleri ci ha raccontato molti anni fa il ricordo di quel lungo viaggio in treno da Alessandria fino ad Arezzo: un viaggio che per lei, bambina di sei anni, fu particolarmente emozionante e avventuroso. Soprattutto ci testimoniò l’impegnativo obiettivo che suo padre aveva comunicato alla famiglia: “Ci trasferiamo ad Arezzo per diffondere la Parola di Dio”.
 
Giovanni Peruggia cominciò subito a farsi conoscere nella città, ma anche a raggiungere i paesi della provincia, viaggiando per lo più a piedi e portandosi dietro un carico insolito e per quei tempi assai pericoloso: Bibbie in lingua italiana. L’aperta ostilità e l’intolleranza del clero gli procurarono non pochi guai e sofferenze, che egli affrontò sempre con serenità e con la convinzione che la diffusione del Libro dei libri dovesse essere posta al di sopra di ogni cosa, anche della sua stessa vita.
 
Già in precedenza vi erano stati tentativi di diffusione della Bibbia nell’aretino. Nel 1860 il prefetto, su sollecitazione delle autorità ecclesiastiche, aveva invocato l’applicazione dello Statuto Albertino del 1848 (che considerava i culti non cattolici soltanto “tollerati”) perché riteneva “la pubblica morale attaccata ed offesa dallo smercio di Bibbie adulterate”. La divisione dei Carabinieri di Firenze intervenne a Stia (AR) per sequestrare 18 Bibbie. Successivamente, lo stesso prefetto difese il delegato di Poppi (AR) che aveva fatto allontanare tre colportori e nel 1861 era personalmente intervenuto per sequestrare un carico di Bibbie.
 
Nonostante ciò, molte porte furono aperte al Peruggia nella provincia di Arezzo: a Valiano, a Foiano della Chiana, ad Anghiari (paese nel quale già nel 1898 poté aprire una piccola sala per lo studio delle Scritture), a San Fatucchio, a Subbiano, a Bibbiena, a San Giovanni Valdarno e in altre località.
 
 
Da quelli che più spesso lo frequentavano fu affettuosamente chiamato “l’uomo della Bibbia”.
      
1903 – 1955…
      
Anche in città andò formandosi un piccolo gruppo che pian piano raggiunse un numero tale da richiedere un locale ampio che ne agevolasse gli incontri, così l’8 novembre 1903 fu aperto un luogo di culto al n° 25 di via Guido Monaco, in pieno centro cittadino a pochi passi della stazione ferroviaria.
La domenica mattina alle 10.30 si svolgeva l’incontro di “scuola domenicale”, durante il quale il vangelo veniva insegnato in modo specifico ai bambini; il pomeriggio alle 15.30 aveva luogo l’incontro di adorazione e alle 18.30 vi era un terzo incontro di annuncio e di studio della Bibbia. Fu data grande importanza, in quel periodo, all’insegnamento ai bambini, tant’è che due missionarie inglesi, le signorine Barnett e Luff, si dedicarono specificamente a questo servizio nei 14 anni in cui risiedettero ad Arezzo (dal 1903 al 1917).
     
Piazza Guido Monaco ad Arezzo, in una foto d'epoca dell'archivio fotografico "La Chimera": a piano terra del palazzo in alto a destra si trovava il locale di culto dell'assemblea inaugurato l'8 novembre 1903.

Fin dal 1899 il Peruggia cominciò a organizzare delle agapi annuali e nella prima agape svoltasi nel nuovo locale di via Guido Monaco nel 1904 parteciparono “fratelli e sorelle provenienti da ben dodici località: Anghiari, Bettolle, Bibbiena, Città di Castello, Cortona, Foiano, Macchie, Palazzo del Pero, Pontassieve, San Fatucchio, Subbiano e Valiano”.
      
Sempre nel 1904, grazie al direttore dell’ospedale di S. Maria Sopra i Ponti, alcuni evangelici aretini avevano libero accesso alle corsie per assistere spiritualmente alcuni ammalati, cosa non usuale per quei tempi se si pensa che, nell’agosto dello stesso anno, al funerale di un evangelico “furono inviati quattro carabinieri per la tutela dell’ordine ed un prete per sorvegliare sull’evento”.
      
Una parte di rilievo, nella crescita della chiesa evangelica di Arezzo, l’ebbe indubbiamente la famiglia di Giovanni Peruggia: uno dei figli, Guglielmo, divenne suo collaboratore nell’opera di diffusione della Bibbia; due figlie, Gemma e Anita, diplomate maestre, si trasferirono in Val di Chiana dove insegnarono a lungo nelle scuole elementari della zona, in particolare a Foiano e a Monte S. Savino, non nascondendo mai la loro fede cristiana evangelica nonostante le difficoltà provocate loro, anche sul piano professionale, dal clero locale. Infatti, prima di trasferirsi in Val di Chiana, Gemma fu involontaria protagonista di un triste episodio di prepotenza clericale. Vincitrice di un concorso per l’insegnamento nel Comune di Ortignano Raggiolo, negli anni 1913-1914, non venne nominata dall’amministrazione comunale perché “detta insegnante appartiene alla chiesa protestante”, ma il Consiglio Provinciale Scolastico la nominò “con voti 11 su 11” ritenendo irregolare il provvedimento comunale. Ciò nonostante, Gemma Peruggia non poté mai esercitare la sua professione ad Ortignano Raggiolo, perché, come racconta un giornale dell’epoca, “la maestra Peruggia quando giunse a Raggiolo incontrò una profonda ostilità del paese (…) dall’alto del campanile le campane suonano a stormo (…) per deprecare la grande calamità che minaccia la vita paesana (…) la maestra è minacciata di essere gettata dal ponte”.
     
 
Questa “grande calamità” avrebbe ricevuto, alla fine della sua apprezzata carriera d’insegnante, la medaglia d’oro del Ministero della Pubblica Istruzione, così come la sorella Anita.
     
Un’altra figlia, Emmelina, si sposò con Daniele Angeleri originario di Guazzora (AL) e, insieme, si trasferirono a Corleto Perticara (PZ) con lo stesso obiettivo che aveva guidato il padre Giovanni ad Arezzo: diffondere la Bibbia. Dopo un intenso ministerio in Basilicata, in Puglia e in Abruzzo, Emmelina e Daniele Angeleri si stabilirono ad Arezzo nel 1936 con i loro quattro figli.
     
Giovanni Peruggia morì il 2 gennaio 1923, a 61 anni. “Ai funerali la cittadinanza intervenne in gran numero compresa la Pubblica Assistenza Croce Bianca col carro funebre, della quale faceva parte il nostro fratello (…) la nostra sala era gremita di persone e moltissime dovettero stare fuori”, da lì il corteo “in lunga fila” raggiunse il cimitero.
     
La comunità evangelica aretina proseguì il suo impegno nella diffusione della Bibbia, trovando a partire dall’anno 1929 la collaborazione di due sorelle missionarie irlandesi, Annie W. ed Eleanor H. Caskey, alle 

 
Una foto della fine degli anni Trenta che documenta i rapporti fra l'assemblea di Arezzo e i credenti di località vicine. In alto a sinistra s'intravvede il fratello Valentino Carmignani dell'assemblea di Firenze. Davanti a lui i coniugi Luciano e Giulia Ciuchi di Umbertide (PG) e, al centro, la numerosa famiglia di Giovanni e Filomena Russo che si era da poco trasferita a Perugia da Lesina (FG) e che, insieme, avrebbero dato vita da lì a pochi anni alla nascita dell'assemblea di Perugia. Davanti a destra, con gli occhiali, Carlo Pinckam in visita alla città dove era stato missionario. La signora con le braccia conserte, seconda davanti da sinistra, è la mamma di Abele Biginelli.

quali, dopo qualche tempo, provenienti da Corleto Perticara (PZ) si aggiunsero i coniugi Pinckam. Carlo Pinckam era già stato ad Arezzo nel 1923, in occasione del funerale di Giovanni Peruggia. Questo suo “ritorno” si protrasse solo per alcuni anni, ma per i membri della comunità di via Guido Monaco fu di grande incoraggiamento. Di particolare rilievo fu in quegli anni anche l’arrivo ad Arezzo di Maria Konz moglie di Giacomo, commerciante impegnato nella conduzione dell’attività di famiglia, da sempre conosciuta dagli aretini come “il negozio degli svizzeri”. Maria Konz portò il contributo della sua conoscenza biblica soprattutto nella formazione delle donne e dei bambini.
     
 Le sorelle Caskey, nutrendo da subito un particolare amore per la città e per i suoi abitanti, decisero di stabilirvi in modo permanente la loro residenza, acquistando un immobile in via Curtatone 17. Solo Eleanor
  
 
 La sorella Eleanor H. Caskey, la missionaria irlandese che operò per oltre venticinque anni ad Arezzo e a cui si deve l'acquisto del "villino" di via Curtatone 17 dove tuttora si svolgono gli incontri della chiesa locale.
sarebbe però rimasta a lungo ad Arezzo (ritornò nella sua Belfast alla fine degli anni ’50 ormai ultraottantenne); Annie infatti morì improvvisamente a 48 anni, colpita dalla tubercolosi nel novembre del 1938. L’anno successivo, Eleanor decise di donare l’intera sua proprietà all’Opera delle Chiese Cristiane dei Fratelli. 
     
Erano, quelli, i primi anni dell’applicazione in Italia del Concordato fra la “Santa Sede” e il governo fascista e delle conseguenti leggi sui culti ammessi degli anni 1929 e 1930. Gli incontri pubblici delle comunità non cattoliche cominciarono a essere ostacolati quando non addirittura impediti. È datata 5 maggio 1936 una lettera con la quale il prefetto di Arezzo comunicava al Ministero per gli Affari per l’Interno “con soddisfazione” che le chiese evangeliche nell’aretino “rimanevano chiuse”.
      
     
Nonostante tutto, le attività e gli incontri della chiesa evangelica di Arezzo riuscirono a proseguire con rinnovata vitalità, anche grazie all’arrivo di Abele Biginelli nel 1935. Pure Abele Biginelli, come il Peruggia, proveniva dalla provincia di Alessandria, dal piccolo paese di Pozzengo. Impegnato fin dalla sua conversione a Cristo nello studio personale e approfondito delle Scritture, era un uomo pronto ad andare fino in fondo in ogni situazione “per la causa di Cristo e dell’Evangelo”. Si deve alla sua fermezza se il locale di via Guido Monaco poté rimanere aperto, nonostante egli fosse schedato come “persona non gradita al fascismo”, poiché “i suoi sermoni” erano considerati “troppo pacifisti” e di conseguenza “contrari alla politica perseguita dal governo”.
     
La sua caparbietà rese possibile, il 12 giugno 1938, lo svolgimento ad Arezzo di un convegno con la partecipazione di credenti provenienti da tutta la provincia e durante il quale vi furono dieci battesimi. Grazie al suo servizio, la Bibbia continuò a diffondersi e la comunità crebbe, nonostante gli anni difficili della guerra e i limiti posti dalle leggi fasciste.
     
Biginelli sapeva presentare l’Evangelo alle persone di umili condizioni così come ai giovani intellettuali e la sua casa era sempre aperta, grazie anche al prezioso servizio della moglie Lina che collaborava assiduamente con il
 
Abele Biginelli, ritratto in piazza Guido Monaco, insieme alla moglie Lina ed ai figli (da destra) Osvalda, Teofilo e Silvana. 
marito nonostante i tre figli ancora piccoli (Osvalda, Silvana e Teofilo, tutti e tre nati ad Arezzo). Egli fu attivamente impegnato anche nelle opere sociali gestite dalle Assemblee: per oltre vent’anni fu uno dei responsabili della gestione dell’orfanotrofio “Giuseppe Comandi” a Firenze e nei primi anni del dopoguerra coordinò di persona la distribuzione alla popolazione (non solo di Arezzo!) di generi di primo conforto (soprattutto latte in polvere e formaggio in scatola) che gli venivano inviati dagli U.S.A., trasformando per mesi la sua abitazione e quella di miss Caskey in veri e propri magazzini.
     
Contestualmente a questa fervente attività, Biginelli però non tralasciò mai l’impegno al quale teneva al di sopra di ogni altro: diffondere la Bibbia. Così egli estese la sua opera di evangelista nei paesi della provincia, nella vicina Umbria (dove contribuì alla nascita dell’assemblea di Perugia) giungendo fino a Roma, dove curò un gruppo di persone interessate allo studio della Parola di Dio e dove poi si trasferì definitivamente nel 1955.
     
Ad Arezzo promosse numerose iniziative di testimonianza che, provocando sconcerto nella chiesa cattolica locale, lo costrinsero ad accettare “la sfida” per un contraddittorio pubblico che si svolse in piazza S. Francesco nel 1947 con il gesuita Lombardi, direttore de “La Civiltà Cattolica”. In quell’occasione, Biginelli, come lui stesso mi ha ricordato alcuni anni fa, fu ben coadiuvato dal giovane Paolo Angeleri, figlio di Daniele e di Emmelina Peruggia.
Abele Biginelli si fece anche promotore della nascita di una casa editrice, la E.R.A. (Edizioni Religiose Arezzo): più tardi avrebbe assunto il nome di U.C.E.B. che ha ora la sua sede a Fondi (LT).
      
     
Negli anni della guerra, e più esattamente nel 1943, illuminato dall’ascolto della Parola di Dio e incoraggiato da Biginelli, si convertì a Cristo Gian Nunzio Artini, la cui madre Zelinda già da tempo apparteneva all’assemblea aretina. Fin da giovane, egli aveva mostrato una particolare inclinazione per la cultura musicale e nel 1937 si era diplomato in pianoforte presso il Conservatorio “Cherubini” di Firenze. Per il suo notevole talento musicale era avviato ad una brillante carriera concertistica, interrotta dallo scoppio della seconda guerra mondiale e, successivamente, dalla sua decisione di consacrare la propria vita alla diffusione dell’Evangelo. Subito dopo la sua conversione, la sua presenza era stata di grande incoraggiamento per la chiesa evangelica aretina.
     
Nel 1944, però, dopo un bombardamento che distrusse il palazzo dove abitava, fu costretto a rifugiarsi altrove, prima a Rigutino e poi ad Anghiari, dove si sposò con una sorella vera “colonna” della chiesa locale,Rosina Vecchi, e dove si stabilì prendendosi cura della locale assemblea.
      Gian Nunzio Artini (rimasto vedovo nel 1949), negli anni che seguirono, consolato dal Signore anche dal dono di una nuova moglie, Elda Angeleri, si dedicò completamente all’annuncio dell’Evangelo, con un impegnativo ministerio itinerante nelle Assemblee di tutta Italia, che proseguì senza sosta fino al momento della morte, avvenuta ad Asti nel 1981.
     
      
1955 – 2003…    
     
Agli inizi degli anni ’50 i rinnovamenti strutturali di alcuni palazzi nel centro di Arezzo costrinsero la chiesa evangelica aretina ad abbandonare la sala di riunione di via Guido Monaco, acquistata per uso proprio da un’azienda commerciale. Eleanor Caskey, che aveva già donato la sua proprietà all’Opera della Chiese Cristiane dei Fratelli, mise a disposizione il piano terreno del “villino” di via Curtatone 17.
      Completata la necessaria ristrutturazione, il nuovo locale fu inaugurato l’8 maggio 1955; questa inaugurazione coincise praticamente con la partenza della famiglia Biginelli da Arezzo.
      Dopo qualche tempo, si trasferirono ad Arezzo da Perugia i coniugi Mario e Venerina Benda. Mario aveva svolto per anni il lavoro di poliziotto e dopo il suo pensionamento dedicò la sua vita alla diffusione della Parola di Dio. La possibilità di vivere ad Arezzo, stabilendosi nell’appartamento lasciato libero in via Curtatone dalla partenza di miss Caskey, gli consentì di operare da una posizione più centrale. Da Arezzo infatti egli si muoveva con il suo carico di Bibbie, viaggiando sempre con i mezzi pubblici e raggiungendo i paesi delle province di Arezzo, di Perugia e di Siena. A questa attività egli unì la cura della chiesa; non aveva la preparazione culturale di Biginelli e di Artini, ma il suo interesse amorevole per le persone, la dedizione sua e di sua moglie nella cura pastorale e la sua umiltà nel riconoscere i propri limiti, ricercando la collaborazione delle chiese vicine (Anghiari e Firenze in particolare) portarono la chiesa evangelica aretina a vivere un periodo fecondo. I Benda lasciarono Arezzo nel 1979 per ritirarsi a Firenze nella casa di riposo de “Il Gignoro”.
     
Gli anni che seguirono la loro partenza furono sicuramente i più difficili per i credenti aretini: molti, già avanzati negli anni, furono chiamati dal Signore alla sua presenza. Inoltre, oggettive difficoltà di testimonianza dell’Evangelo in una città sempre più secolarizzata e il mancato consolidamento della chiesa da un lato impedirono il rinnovamento e, dall’altro lato, favorirono la dispersione di alcuni nelle denominazioni, così che il numero dei membri della chiesa divenne negli anni sempre più esiguo.
     
Tuttavia, pure nei periodi meno fiorenti non mancò l’impegno di coloro che rimasero fedeli ai principi della Scrittura, incoraggiati anche dall’arrivo nel 1983 di Gianni e Marcella Rigamonti, con i loro tre figli, raccomandati all’opera dall’assemblea diRoma Montesacro. Dopo un lavoro di testimonianza durata quattordici anni, i Rigamonti si trasferirono in Piemonte.
     
Un anno e mezzo dopo la loro partenza, giunsero ad Arezzo, nel settembre 1998, raccomandati dall’assemblea di Aosta, Marco e Daniela Distort, con i loro due figli. Anche Distort, lasciate le precedenti attività professionali nella sua città, si è stabilito ad Arezzo per dedicarsi alla cura dell’assemblea, a cui affianca anche un ministerio editoriale e itinerante.
      
Oggi…
      
Oggi l’assemblea di Arezzo, per la misericordia di Dio, ha ritrovato un nuovo slancio e prosegue il cammino iniziato un secolo fa nella città. Molte persone si sono aggiunte in questi ultimissimi anni e la chiesa ha ripreso pieno vigore, aprendosi nuovamente alla città con iniziative di testimonianza. È stato aperto nella sala di via Curtatone un piccolo “Centro evangelico di lettura e documentazione” che desidera essere un punto di riferimento per la diffusione della conoscenza della Parola di Dio, con più di quattrocento testi a disposizione. È stato creato il “Progetto Famiglia”, un servizio di ascolto e di consulenza biblica per le coppie, che ha anche la possibilità di ospitare coloro che desiderano trascorrere alcuni giorni ad Arezzo.
     
Infine, alcune sorelle hanno in progetto di realizzare, a Dio piacendo, alcune iniziative e attività di carattere sociale ed evangelistico, rivolte soprattutto ai bambini e ai giovani, da svolgersi in locali situati nelle immediate vicinanze della sala di culto.
     
“Il Signore ha fatto cose grandi per noi, e noi siamo nella gioia” (Sl 126:3).
     

Tratto dal libretto: “1903-2003: Cento anni di presenza evangelica ad Arezzo”       (testo di Paolo Moretti, adattato da Marco Distort), pubblicato a cura dell’assemblea di Arezzo   

Per sei settimane, nei mesi di novembre e dicembre 2003, l’assemblea di Arezzo ha ricordato il suo Centenario con alcune conferenze e con una serie di distribuzioni di materiale evangelistico e di copie del Nuovo Testamento tramite un gazebo che ogni sabato veniva collocato in punti diversi della città e che ha visto l’impegno di tutta la chiesa e particolarmente dei giovani.
 
Fonte: Il Cristiano 
 
Autori
Inviato da alex il

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