L'etimologia della parola.
 Il termine catechesi deriva dal latino "Catèchèsis" che indica l'insegnamento orale della verità degli elementi essenziali della fede cristiana, questa parola in realtà trae le sue origine dal verbo greco "Katecheo", che significa istruire a viva voce, questo termine è stato utilizzato dalle prime comunità cristiane per definire tutto ciò che il cristianesimo voleva insegnare, sia ai credenti che ai non credenti.
L'incontro con Dio nella dimensione catechetica.
Redigere una relazione sulla Catechetica per condurre un'indagine che vede il suo svolgersi attraverso il criterio in base al quale Dio fa la storia con l'uomo. E' stato questo il mio primo pensiero .
 La storia, quella parte del passato che ci racconta, che ci istruisce a una verità ancora attuale, ancora utile, ancora per certi versi da scoprire, perché la storia è anche futuro, è tutto ciò che risulta compreso tra l'inizio e la fine, poichè noi sappiamo che fino a quando non ci sarà fine, ci sarà storia!
La storia quindi come punto di partenza per la nostra riflessione, essa ci conduce verso le origini, origini del mondo che ci raccontano i suoi mutamenti non solo geografici ma anche antropologici, politici, scientifici.
Ma nel narrare tutto ciò, ancora l'uomo non vede Dio!
Mi rivolgo quindi a quell'uomo, il cui sguardo rimane atterrato nella storicità degli eventi umani, dove il racconto si concentra nella visione "che solo la mano dell'uomo governa", questa ne risulta quindi descritta come unica protagonista di tutto quello che la storia vorrebbe raccontare. Ma permettetemi di dire, questa è un'altra storia, è la storia di chi ha voluto governare il proprio io nel vuoto della propria essenza, senza che questa venisse considerata come il dono di Dio creatore.L'uomo così scegliendo si è concluso di rendersi quale unico protagonista a cui questa storia è destinata.
Eppure, anche in questa assenza c'è una possibilità, questa si scorge a noi attraverso il richiamo pronunciato dalla stessa voce di Dio, una voce che chiama dal silenzio confuso della nostra anima, e si annuncia portentosa ed evidente: "Adamo, dove sei?"
Quel dove sei, rivolto all'uomo assente, risulta un cenno evidente, con il quale Dio si promuove nel cercarci, nel mostrarci ancora una volta la possibilità, la possibilità di farci rispondere: "eccoci Signore".
 In questa dimensione cherigmatica, storia dell'uomo e progetto salvifico di Dio si incontrano per destinarsi in un percorso catechetico, dove la parola di Dio istruisce e si rivela a viva voce "Katecheo".
E' per mezzo di questa "parola" di cui il Cristo ne è testimonianza viva, che l'uomo realizza la sua autenticità, che lo vede finalmente libero di riconoscersi "preziosa creatura di Dio".
La Catechesi, una missione affidata da Cristo alla sua chiesa.
La catechesi è stata da sempre considerata una missione affidata da Gesù Cristo alla sua chiesa, le sue origini si trovano instaurate nelle stesse parole di Cristo. Egli stesso le annuncia come un dono che si riceve per mezzo della preghiera rivolta a Dio. Questo dono si rivela a noi per mezzo della "Grazia", con la quale Dio ci chiama a istruirci nella Sua parola.
 "In quel tempo, Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità. Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: "La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!". "Matteo 9,35-38"
La missione Catechetica è qui designata è destinata a compiere il bene utile all'intera umanità, il suo svolgersi mira a rivelare all'uomo l'annuncio delle verità evangeliche rese possibili per mezzo della predicazione.
La comunione Cristiana nella prospettiva dell'annuncio.
"Quel che abbiamo visto e udito noi lo annunciamo anche a voi, perché voi pure siate in comunione con noi, e la nostra comunione e con il Padre e con il figlio suo, Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo perché la nostra gioia sia completa".  I lettera di Giovanni 1,3-4
I versi qui trascritti dalla I lettera di Giovanni, marcano almeno tre punti fondamentali, dai quali credo sia possibile ricavarne il concetto più pratico inteso nella prospettiva dell'annuncio catechetico.
Il primo punto che ho voluto esaminare è:
"quel che abbiamo visto e udito noi lo comunichiamo anche a voi".
Il comunicare quindi, il mettere in comune.
Nella sostanza, l'Apostolo della chiesa primitiva, sperimenta la possibilità di istruire le genti alla Fede in Cristo, attraverso il comunicare, egli infatti scrive alla comunità testimoniando l'annuncio del "noi lo comunichiamo anche a voi", quel noi, inteso nel senso plurale, nel senso di una comunità Cristiana già formata nella fede, la quale sceglie di comunicare l'Evangelo.
Per farlo si annuncia pronta a camminare a venire incontro a chi invece non si muove, a chi rimane statico e fermo nella sua posizione, nella sua convinzione giustificata dall'incosciente inconsapevolezza che la trova lontana dalle verità di Cristo.Questa verità, fino ad ora negata, offuscata, confusa, si presenta qui attuata.
La Comunità Cristiana si fa carico di annunciare il Vangelo all'insegna della testimonianza e della fedeltà all'ordine ricevuto dalle stesse parole di Gesù Cristo. Rimettendosi quindi alla Sua scuola e al Suo insegnamento, loro hanno appreso dalla Sua Parola e di seguito la propongono scegliendo di camminare per le strade del mondo. "Perché voi pure siate in comunione con noi, e la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio". In questa affermazione, dove ormai "la parola" è finalmente annunciata, ascoltata, l'Apostolo afferma la potenza della comunione dello Spirito, e dichiara, come sia possibile adesso la comunione con noi, i quali prima di allora eravamo tutti come dei dispersi, e adesso per l'opera di questa parola, tutti i nostri pregiudizi sono crollati, siamo tutti accolti nella Casa del Padre per mezzo di Cristo, nonostante le nostre diversità di cultura, di razze, di lingue, di dispersioni concettuali e religiose, noi siamo tutti accolti in una chiesa, in cui "la parola di Gesù Cristo" risulta viva e presente in una continua catechesi, che vede il nostro svilupparsi nell'esperienza di un cammino di fede, che non sia quello della messa consumata, ma di una messa operosa e incessante, che cammina sempre sui nostri passi, nella nostra vita, poichè è Cristo che ci ha chiamati: "operai nella sua messe".
Conclusioni
La catechesi è stata sempre considerata dalla chiesa come uno dei suoi fondamentali doveri, poichè prima di risalire al Padre, il Signore risorto diede agli apostoli un'ultima consegna: quella di render discepole tutte le genti ed insegnar loro ad osservare tutto ciò che egli aveva prescritto. In tal modo, egli affidava alla sua comunità la missione ed il potere di annunciare agli uomini ciò che essi stessi avevano udito, visto con i loro occhi, contemplato e toccato con le loro mani riguardo al Verbo della vita.
Nello stesso tempo, egli affidava loro la missione ed il potere di spiegare con autorità tutto quello che aveva ad essi insegnato: le sue parole, i suoi atti, i suoi miracoli, i suoi precetti. E dava loro lo Spirito per assolvere una tale missione.
Ben presto fu chiamato catechesi l'insieme degli sforzi intrapresi nella chiesa per fare discepoli, per aiutare gli uomini a credere che Gesù è il Figlio di Dio, affinchè, mediante la fede, essi abbiano la vita nel suo nome, per educarli ed istruirli in questa vita e costruire il corpo di Cristo.
L'annuncio dell'evangelo non ha cessato di consacrare a questo scopo le sue energie. Infatti il comunicare vuole essere prima istruito in un aspetto funzionale, il quale necessita essenzialmente nel sedersi alla scuola di Cristo. Tutte le volte che il Signore ha voluto compiere gesti importanti ha sempre invitato i suoi discepoli a salire ad un piano superiore, ad innalzarsi dalla mediocrità, a seguirlo in un cammino di ascesi e di conversione.
Ecco ciò che Gesù chiede ad ognuno di noi oggi: prendere sempre più coscienza di chi siamo, di cosa abbiamo ricevuto, di cosa siamo chiamati a compiere e di come rispondere a questa chiamata. Visto che, come abbiamo ascoltato, noi siamo responsabili della qualità della libertà altrui e che ogni essere umano che incontriamo è un diritto alla pienezza che noi possiamo servire, anzi che abbiamo il dovere di servire, alla fine di questo incontro mi sorge dal cuore, credo ispirata, questa visione:
 Figlio... sei salito in cima alla montagna?
 E cosa hai visto, una Croce, un Uomo o una condanna?
Mio Signore ho visto di più!
...Ma la mia anima mi parla e nella Tua parola trova luce perché essa salva!
Questo salire in cima alla montagna significa percorrere un cammino di fede e di formazione affinché possiamo lasciarci plasmare dallo Spirito Santo e istruire dalla parola di Dio, per poter portare agli altri ciò che abbiamo visto, ascoltato, creduto: la persona del nostro unico Salvatore: Gesù Cristo!
Amen.
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