Con il termine Liturgia, letteralmente “azione del popolo” si intende solitamente il culto (preghiere e riti) proprio della religione Cristiana.
 
Nella chiesa, cattolica; protestante; ortodossa; anglicana; ecc., esistono diverse forme di officiare la Liturgia, ogni chiesa, assume nella celebrazione dell’atto Liturgico, l’espressione evidente del proprio culto maturata nell’ambito del pensiero Teologico.
 
Ma questa affermazione, dettata da un analisi critica, può essere poi così esaustiva tale da poter definire; l’ambito Liturgico, il suo discorso e la sua funzione? C’è da domandarsi ancora: che cos’è la Liturgia?
 
Un discorso di alto spessore, dove tutta la sapienza dell’uomo è chiamata ad interrogarsi sulla volontà di Dio? Oppure, una celebrazione, frutto di un nostro pensiero che si dirige verso il celebrare le nostre apparenze dettate per lo più dalle tradizioni degli uomini? Allora, cosa bisogna cercare, dove bisogna cercare, quale aspetto assume l’uomo e la sua chiesa davanti la potenza di Dio? Il fine ultimo di questo concetto assume quel pensiero “escatologico” il quale orienta l’uomo ad interrogarsi sulla sua natura di credente, assumendo nel contesto la necessità dell’incontro personale con Dio per carpirne il Suo messaggio potente e veritiero.
 
Credo che la vera liturgia si muova in questa dimensione, l’incontro con Dio è la piena realizzazione del progetto liturgico. Bisogna adunarsi in questa direzione, la chiesa del Signore prima di parlare deve saper ascoltare la Parola di Dio e il suo messaggio, rimanendo nella pace, dice il Signore.
 
Cercando così di abbattere quell’ampio scenario di disquisizioni e tavole rotonde dove tuttora la ricerca di affermare il proprio io è in atto, quale sia la verità “Dio lo dice”, ma non sempre l’uomo l’accetta, e attraverso la sua sapienza distorce questa verità rendendola incomprensibile. Cercherò di attraversare questa verità, cercando di renderla almeno per me comprensibile. Così come nell’umano cammino il popolo di Dio attraversò il deserto alla ricerca della terra promessa, anche noi, come allora siamo chiamati ad attraversare le nostre aridità, il nostro cammino quindi sia alla ricerca di quel luogo “Santo” dove l’uomo incontra Dio.
 
La Liturgia è questo luogo santo, dove Dio assiso nel suo trono ci viene incontro abbassandosi a noi. Cercare l’atto liturgico quel luogo Santo, è un bisogno dell’uomo, ma anche la manifestazione dell’amore che unisce Dio al suo creato, il celebrare, il festeggiare, il pregare, il lodare, il contemplare la volontà di Dio, l’ascolto della Sua parola, significa raggiungere Dio, il quale nella Sua misericordia si abbassa a noi mostrandoci il volto visibile del suo Verbo incarnato, il Suo unigenito figlio “Gesù Cristo”.
 
Credo che sia questa la prospettiva Liturgica dove la chiesa viene invitata a celebrare l’incontro con Dio, in questa dimensione fondata su due linee conduttrici, si avverte una linea discendente, dove la Parola di Dio si manifesta, e una linea ascendente, che è quella della chiesa che si innalza al suo Dio per opera di questa parola che conduce non solo nella lode e nel ringraziamento delle Sue opere, ma sopra ad ogni cosa nella rivelazione di una conoscenza della volontà di Dio, la quale prima di allora era a noi ignota. E proprio per questa nostra carenza che Dio mosso da indicibile amore e misericordia assume il volto umano di Gesù Cristo, per mostrarci più da vicino la via fonte della nostra salvezza. ["ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell'età presente" (Matteo 28:20)].
 
In questo mistero fatto di amore e misericordia lo Spirito Santo opera e si muove, rendendo vivo il culto Liturgico come celebrazione della nostra redenzione. Dio quindi ci invita attraverso l’opera di Cristo e ci convoca per mezzo della parola redentrice a illuminare la nostra vita, rendendola così libera di servire il Suo Santo nome, e in questa convocazione che Dio afferma la Sua chiesa, la quale è chiamata a convalidare quest’incontro in un patto di amore e di alleanza, dove la celebrazione non è soltanto una funzione, ma è testimonianza vissuta nella vita del credente, il quale nella sua singolarità e già chiesa, poiché in lui, Dio, si è fatto voce, egli nel suo intimo lo avverte, e con le parole del Profeta Geremia dirà, “la Tua parola e come un fuoco ardente Signore, la sento dentro le mie ossa, volevo contenerla ma non potevo.”
 
Visione Liturgica
 
Leggendo un testo sulla Liturgia, alle prime pagine trovai scritta questa definizione “La Liturgia ha il compito di elaborare una teoria Teologica, o meglio per costruire una Liturgia bisogna assumere una teoria critica del concetto Teologico e su di esso elaborare il culto Liturgico; il quale assume il celebrare pubblicamente Dio davanti la sua chiesa”.
 
Credevo di aver trovato una linea interessante adatta a costruire la mia tesi, ma, man mano che le pagine del libro scorrevano davanti ai miei occhi, mi rendevo conto che tutto diventava sterile, quel linguaggio così scientifico e tecnicamente condizionato non promuoveva affatto in me alcuna emozione, anzi, suscitava un tale distacco che credetti bene di chiudere il libro. Io nell’intimo del mio essere immaginavo il significato della Liturgia e, in tutt’altro senso cercavo di esprimerlo, ma non riuscivo a farlo, trovavo che le mie parole erano del tutto vuote e insignificanti per poter esprimere nella sua pienezza la grandezza del significato dell’incontro con Dio, esattamente sterili mi apparivano, come quel libro che prima stavo leggendo, allora, tutto il mio io fu avvolto da un tale senso di cosciente miseria che rimasi meravigliato, si, trovai bellissima meraviglia in questo sentimento poichè in esso mi contemplavo e riconoscevo i miei limiti, la mia fragilità, la mia natura, l’essenza dell’essere uomo, fu proprio in quel frangente che avvertivo ancor di più la grandezza di Dio, eppure, anche qui, non saprei spiegarne la misura.
 
Allora guardavo quei libri e le sue pagine e mi chiedevo con quante misure e con quanti pesi l’uomo si sfida di scrivere e di realizzare nelle sue parole la propria visione delle cose, anche io adesso vorrei provare a vedere da un peso e parole lette ma proprio mentre pensavo a questo, apparve davanti a me questa visione:“ quante pagine scritte, quanta fatica e anche con quanta facilità l’intelletto umano riesce a nominare tutto e a descrivere esattamente quello che le si posa davanti sulla terra ed è percepibile coi sensi!
E anche nei casi più difficili, dove si tratta di realtà incorporee o intellettuali, si tratta sempre di un compito facile, in paragone a quello che si presenta dinanzi a un uomo di cui Dio ha preso possesso per fargli dare uno sguardo nel mondo sovrasensibile e celeste.
 
Allora tu uomo ti rendi conto che dopo aver scritto libri sull’argomento non hai ancora spiegato la realtà di Dio.Essa è inesprimibile, perchè invisibile è la sua essenza, la si può solo percepire come un suono delicato, ma solamente se tù ti poni al di là e al di sopra di tutte queste cose.Eppure è talmente vicino, che tuttavia è il centro di tutto quello che è in cielo e che esiste sulla terra.
Ci si deve soltanto immergere con la meditazione della preghiera, bisogna soltanto appartarsi nel silenzio, per poter percepire quel grido potente di coloro che stanno attorno al trono dell’Eterno e nella elevatezza del loro linguaggio, bisogna, anzi, divenire adoratori, per comprendere lo spirito dell’adorazione, che costituisce il tono fondamentale di questa “liturgia celeste”; e allora comprenderai la potenza dell’avvenimento che si manifesta in questa visione.
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