Una buona testimonianza - Come figli di Dio sappiamo tutti di essere chiamati a dare una buona testimonianza della nostra fede, con l’impegno e la coerenza, non soltanto verso coloro che ancora non lo sono ma anche verso coloro che condividono con noi questa fede: siamo però tutti consapevoli di cosa questo significhi praticamente? Oppure siamo bravi a parole ma poi cadiamo clamorosamente nei fatti?

Buona testimonianza: cosa significa?

“Bisogna avere una buona testimonianza!”.

Chissà quante volte abbiamo sentito questa espressione. Ma cosa significa?

Diciamo innanzitutto che la buona testimonian­za non è quella che noi rendiamo di noi stessi, ma piuttosto è quella che gli altri possono ren­dere a nostro riguardo.

Ad esempio, di Anania è scritto che era un “uomo pio secondo la legge, al quale tutti i Giudei che abitavano là rendevano buona testimonian­za” (Atti 22:12).

Allo stesso modo di Timoteo è scritto che “Di lui rendevano buona testimonian­za i fratelli che erano a Listra e a Iconio” (Atti 16:2).

Leggendo la lettera di Giovanni a Gaio (terza lettera di Giovanni) scopriamo che anche Gaio è un ottimo esempio di cristiano di cui gli altri rendevano buona testimonianza. Dalla lettera emerge il grande affetto di Giovanni per Gaio ma anche la grande stima che l’a­ postolo aveva per quel suo collaboratore. Infatti Giovanni dedicò gran parte di questa breve lettera a rallegrarsi con Gaio per le ottime notizie che sentiva sul suo conto. Tali notizie confermavano a Giovanni che l’anima di Gaio stava prosperando (3 Giovanni 2), ovvero Gaio godeva di un’ottima salute spirituale.

Sotto gli occhi di tutti

Ci sono persone che misurano la loro salute spi­rituale in base ai sentimenti che provano nei confronti di Dio. Tali persone considerano la spiritualità come qualcosa di interiore, intimo, qualcosa che solo Dio può vedere mentre gli altri non possono percepire in alcun modo. Quindi non si preoccupano di ciò che gli altri pensano di loro e sono convinti di essere molto spirituali ragionando in tal modo.

Ma la verità è un’altra.

Il nostro rapporto con Dio, sia positivo che negativo, verrà percepito dagli altri attraverso le nostre parole, le nostre azioni, i nostri atteggiamenti, il nostro modo di gestire le relazioni. La nostra vita interiore si manifesta sempre verso l’esterno in qualche modo, che noi lo voglia­mo oppure no.

L’esempio di Gaio ci mostra proprio che la salute spirituale di una persona non si basa solo su sensazioni soggettive e non misurabili, ma si manifesta in maniera visibile agli occhi degli altri!

Se amiamo Dio esprimiamo il nostro amore nei Suoi confronti coltivando la nostra comunione con Lui, adorando, pregando, leggendo la Sua Parola.

Ma allo stesso tempo Dio si aspetta che il nostro amore per Lui si traduca in amore verso il nostro prossimo, verso le persone che Egli ci ha messo vicino.

Giovanni espresse molto bene questa tesi nella sua prima lettera: “Se uno dice: «Io amo Dio», ma odia suo fratello, è bugiardo; perché chi non ama suo fratello che ha visto, non può amare Dio che non ha visto. Questo è il comandamento che abbiamo ricevuto da Lui: che chi ama Dio ami anche suo fratello” (1 Giovanni 4:20-21).

Gli uomini non possono vedere ciò che c’è nel cuore di una persona ma possono vedere il modo in cui si comporta. Sono quindi le nostre azioni a mostrare agli altri ciò che Dio ha operato nel nostro cuore.

Possiamo passare intere giornate a dire agli altri che amiamo Dio, ma essi renderanno testi­monianza del fatto che noi amiamo Dio quando lo vedranno concretamente nelle nostre azioni e nel modo in cui ci relazioniamo con loro.

Ne consegue che la nostra buona testimonian­za dipende più dalle nostre azioni che dalle nostre parole. Ciò che esprimiamo con le parole deve essere confermato dai fatti affinché Gesù Cristo sia onorato nella nostra vita.

Questo è ciò che stava accadendo nella vita di Gaio.

Giovanni sapeva che l’anima di Gaio stava prosperando proprio perché Gaio dimostrava il suo amore per Dio nel modo in cui mostrava amore verso i fratelli: “Mi sono rallegrato molto quando sono venuti alcuni fratelli che hanno reso testimonianza della verità che è in te, del modo in cui tu cammini nel­ la verità” (3 Giovanni 3).

“Questi hanno reso testimonianza del tuo amo­re, davanti alla chiesa...” (3 Giovanni 6).

Gaio camminava nella verità, ovvero il suo com­portamento dimostrava la verità che dimorava in lui.

Possiamo dire che amiamo la verità con tutto il nostro cuore, ma in ultima analisi sarà il nostro comportamento a mostrare quanto siamo radicati nella verità.

La gioia più grande di Giovanni era sapere che i cristiani a cui aveva annunciato il Vangelo crescevano e prosperavano spiritualmente (3 Giovanni 4).

Giovanni si rallegrava proprio perché non aveva bisogno di interrogare Gaio per conosce­ re il suo stato di salute spirituale. Gli era suffi­ciente ascoltare ciò che dicevano coloro che lo avevano conosciuto! La loro testimonianza positiva nei confronti di Gaio dimostrava che Gaio viveva il Vangelo giorno dopo giorno in maniera pratica. Il suo cammino era visibile, sotto gli occhi di tutti.

Spesso pensiamo alla nostra testimonianza come ad un discorso che facciamo ad altri per dire ciò che Dio ha fatto nella nostra vita, ma la testimonianza migliore che possiamo dare è proprio mostrare agli altri con le nostre azioni ciò che Dio ha fatto nella nostra vita in modo che loro stessi possano rendere buona testimo­nianza nei nostri confronti!

Al servizio degli altri

“Carissimo, tu agisci fedelmente in tutto ciò che fai in favore dei fratelli, per di più stranieri” (3 Giovanni 5).

Il nostro servizio verso il Dio invisibile è quello che rendiamo al nostro fratello visibile. Ciò che facciamo per i fratelli lo facciamo per il Signore (Matteo 25:35­-40). Gaio lo aveva capito molto bene, infatti agiva con fedeltà operando in favore dei fratelli, mettendo a disposizione degli altri ciò che Dio gli aveva dato.

Il servizio che possiamo rendere agli altri è pro­prio il modo migliore che il Signore ci ha dato per mostrare agli altri che li amiamo e che amiamo il Signore.

Dio non ci ha dato dei doni spirituali per la nostra gloria, per la nostra soddisfazione personale, ma ce li ha dati affinché possiamo met­terli a disposizione l’uno dell’altro: “Ora a ciascuno è data la manifestazione dello Spirito per il bene comune” (1 Corinzi 12:7).

Lo Spirito Santo dà ad ogni credente qualcosa che può essere utile per il bene comune ed ogni credente dovrebbe chiedersi se si sta lasciando utilizzare da Dio per il bene comune.

Mentre può essere normale che il cristiano neoconvertito abbia bisogno soprattutto di ricevere, una delle caratteristiche della matu­rità spirituale è proprio la realizzazione del fatto che c’è più gioia nel dare che nel riceve­ re (Atti 20:35).

Il servizio disinteressato e amorevole, svolto in favore degli altri è uno dei segni che accompagnano un credente che sta crescendo spiritualmente e gode di buona salute spirituale. D’altra parte in quale modo gli altri potrebbero rendere buona testimonianza nei nostri con­fronti se la nostra vita è totalmente incentrata su noi stessi e non mostriamo nessun interesse verso gli altri?

Giovanni si rallegrava di ciò che i fratelli gli ave­vano raccontato circa la testimonianza di Gaio. Infatti un buon servizio cristiano porta proprio gioia, riconoscenza a Dio e incoraggiamento nelle vite degli altri.

Gaio aveva centrato questo obiettivo.

E noi?

Imitando il bene

Gaio stava dando davvero una buona testimo­nianza cristiana ma cosa sarebbe stato se avesse cominciato a guardarsi intorno?

Avrebbe visto persone che non stavano cammi­nando nella verità, persone come Diotrefe che invece di servire gli altri stavano dominando sugli altri, coltivando interessi personali e desi­derio di primeggiare (3 Giovanni 9, ­10).

Giovanni sapeva che i cattivi esempi possono avere un impatto devastante sulle nostre vite, quindi invitò Gaio a non lasciarsi influenzare dal male, curandosi invece di imitare il bene: “Carissimo, non imitare il male, ma il bene. Chi fa il bene è da Dio; chi fa il male non ha visto Dio” (3 Giovanni 11).

Diotrefe era un cattivo esempio ma c’erano anche buoni esempi come Demetrio (3 Giovanni 12). Demetrio, proprio come Gaio, godeva della buona testimonianza di tutti, anzi la stessa verità gli rendeva testimonianza, ovvero la verità emergeva in maniera limpida nella sua vita confermando la sua fedeltà.

Una delle tentazioni a cui siamo sottoposti quando intendiamo camminare nella verità, servendo il Signore e i fratelli con gioia, è proprio quella di confrontarci con gli altri, lasciandoci influenzare dai cattivi esempi.

Persone che si comportano male, perseguendo interessi personali come faceva Diotrefe, pos­sono infatti portarci a pensare che non valga la pena essere diversi e servire gli altri.

In fondo se gli altri, pur essendo cristiani, non onorano Dio con il loro comportamento, perché dovremmo farlo noi?

Purtroppo questo è un ragionamento che ho sentito molte volte, infatti è molto facile imita­re il male mentre pochissimi trovano la forza per risollevarsi dalla propria miseria imitando il bene.

L’esortazione di Giovanni non vale solo per Gaio e non deve lasciarci indifferenti.

Anche noi siamo chiamati ad imitare il bene, a lasciarci influenzare da coloro che svolgono il loro servi­zio in modo disinteressato, scevri da interessi personali, motivati solo dall’amore per Dio e per gli altri.

Conclusione

Se vogliamo che gli altri possano rendere buona testimonianza di noi, non possiamo pensare che sia sufficiente avere una buona conoscenza teorica della verità. Sarà la nostra pratica, il nostro modo di vivere in mezzo agli altri, a testimoniare dell’amore di Dio che dimora in noi.

La testimonianza di Gaio era sotto gli occhi di tutti, misurabile, eloquente, limpida.

La sua conoscenza della verità si manifestava nel suo cammino.

Il suo amore per Dio si mani­ festava nell’amore che egli mostrava verso gli altri, mettendosi al servizio degli altri.

Gaio stava onorando Dio con la sua vita e avrebbe dovuto continuare a farlo imitando il bene e non lasciandosi influenzare dal male se desiderava mantenere la buona testimonianza che gli altri gli rendevano.

Noi dovremmo imitare buoni esempi come quello di Gaio per diventare a nostra volta buoni esempi per altri. Non possiamo essere con­tenti della nostra salute spirituale se il nostro amore per Dio non è visibile in alcun modo agli altri.

Una fede che si manifesta con coerenza in maniera pratica nelle nostre azioni sarà di incoraggiamento ai credenti che ci conoscono ma sarà anche utile agli increduli che potranno comprendere ciò che Dio può fare nella vita di chi si lascia plasmare da Lui.

Come accadde a Gaio, il nostro cammino deve mostrare all’esterno ciò che è avvenuto al nostro interno. Infatti le persone hanno bisogno di sentir parla­re di Dio e di ciò che Gesù Cristo ha fatto per loro, ma hanno anche bisogno di vedere con i loro occhi ciò che Dio ha operato nella nostra vita.

Poche azioni concrete possono far sentire la propria voce più di tante parole.

Omar Stroppiana
Fonte: luglio 2016 www.ilcristiano.it

Argomenti
Inviato da alex il

CONDIVIDI...

  facebook icona twitter icona whatapps icona