Quando avevo nove anni, come compito estivo di catechismo, la suora ci chiese di leggere alcuni brani del Vangelo. Da brava bimba, a cui piace ricevere le lodi dei grandi, obbedii, iniziando metodicamente dal primo capitolo di Matteo.
La lettura in breve tempo iniziò ad appassionarmi, non per le profonde implicazioni esistenziali di quei versetti, che ancora non ero in grado di apprezzare, ma come mero romanzo di una vita, sebbene ne conoscessi già la conclusione. E così continuai anche quando capii che avevo abbondantemente superato le richieste del compito assegnato.
Fu così che mi imbattei nel versetto di Luca 11:13: "... il Padre vostro celeste donerà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono". E con la fiduciosa semplicità che solo un bambino possiede, iniziai a chiedere tutte le sere a Dio che mi mandasse il Suo Spirito.
Dopo poco, però, iniziai a rimanere in disappunto dall'apparente silenzio di Dio, mentre iniziavo ad assaggiare le prime inquietudini dell'adolescenza. Ora so che semplicemente i tempi non erano ancora maturi per me.
Ben presto mi dimenticai del tutto di quella preghiera... ma il Signore Gesù no!
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A tredici anni avvenne il mio primo incontro con la morte.